Avete visto, settimana scorsa, come le brand di tutto il mondo hanno celebrato l’International Women’s Day 2022 (#IWD22) e il tema #BreakTheBias?
Ne trovate una selezione, qui.
Di tutte le creatività, la mia preferita è quella di CPB London, che ha lavorato con Perspectus Global per individuare quali sono i gender bias che più influenzano le nostre figlie e i nostri figli: realizzando degli annunci copy affilati, stimolanti, e con una call to action rilevante. Sono solo parole, ma in grado di attivare nella nostra mente la coscienza di quanto i gender bias siano tutt’altro che scalfiti. Sono annunci che scatenano il potere delle parole di far pensare, di stupire, e di muovere all’azione.
Un’altra campagna che ha espresso magistralmente il potenziale del copywriting è la campagna pluriennale The truth is, di Droga5 per il NY Times.
Tutto inizia nel 2017, durante la serata degli oscar, con il video The truth is hard.
Uno spot tutto copy, per (di)mostrare quanto la verità sia difficile da conquistare, e da raccontare — a cui faranno seguito altri annunci per (di)mostrare altre prospettive su cosa sia la verità (Truth is_).
Come nel 2019, con la multi-soggetto The truth is worth it, Film Grand Prix a Cannes.
Sono spot visual, ma in cui il driver principale è il copy, il testo scritto e parlato (montato e mixato meravigliosamente con i suoni e con le pause): sono le parole che ti emozionano, che ti catturano, che ti fanno riflettere.
Si arriva poi nel 2020, con The truth is essential.
L’orizzonte della verità qui abbraccia tutte le persone, tutti gli aspetti della nostra vita, perché Life needs truth. Un video in cui le parole interagiscono con le immagini, indicandone il senso, approfondendolo, trasformando la visione in riflessione. E aiutando le emozioni a sedimentare dentro di noi, per non scivolare via troppo presto.
Nel 2021, The truth is diventa The truth takes a journalist. Qui le immagini sono il protagonista quasi assoluto — quasi, appunto. Un piccolo “By” al centro dello schermo, è il vero senso delle immagini, ne è il messaggio: dietro ogni storia del NYT ci sono oltre 1700 giornalisti, persone che, con le loro parole, ci aiutano a capire il mondo.
Ok Ok, direte voi. Sei il DottorCopy; ovvio che tu ti metta a esaltare le parole, il copywriting. Eppure, lo sai anche tu, direte voi, che un’immagine vale mille parole.
Voi direte così.
E io a voi dirò che cinque parole possono valere tutti i vostri ricordi e tutta la vostra immaginazione legate a una brand. Guardate un po’ cosa ha fatto McDonald’s, con la campagna Iconic Stacks, in cui rappresenta i suoi burger più iconici non con foto o visual, ma solo con l’art direction di parole e colori che ne descrivono gli ingredienti. In questo modo, il pubblico vede i burger con gli occhi della mente e della fantasia, in maniera emotiva. (Naturalmente, il meccanismo di sottrazione funziona solo se il prodotto e la brand sono già popolari).
Esito del Check-Up
Il Copywriting offre molti vantaggi. Perché ha costi di produzione bassi e alta capacità di engagement. Perché non serve solo a far mettere #like, ma anche a far riflettere. Perché solo dicendo qualcosa di interessante, si può guadagnare l’interesse delle persone.
Copywriting significa usare le parole giuste, nel modo giusto, per fare la differenza non a parole, ma con le parole. E anche perché, quando ci sei dentro 💩 fino al collo e hai fuori solo la bocca per parlare, è assai vantaggioso saper usare le parole giuste 😉.
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